A Gennaio, a Cascia, Norcia e in tutta la Valnerina si rinnova la bellissima tradizione dei canti delle Pasquarelle.
Con il termine Pasquarella (o Pasquella) si indica un canto questuante, che viene eseguito da gruppi di cantori e strumentisti nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Armati di organetti, tamburelli e triangoli, i “pasquarellari” o “pasquanti” solcano le campagne umbre recandosi di casa in casa eseguendo canti che annunciano la nascita di Gesù e augurando la buona sorte per l’anno venturo, la fertilità dei terreni e delle giovani spose. I cantori sono vestiti col costume tradizionale degli antichi pastori con scarponi, gambali di lana, pelli di pecora, pantaloni di velluto, camicie di flanella e mantellai. I canti generalmente nascono come delle semplici laudi sacre popolari, ma man mano si vanno arricchendo di appendici ed immagini profane, bizzarre e goderecce, senza mai cadere nel volgare. Generalmente per ringraziare della visita e degli auguri di buona salute, la gente dona qualcosa: uova, vino, salsicce, polli, piccole offerte in denaro con i quali i cantori nei giorni successivi festeggiano tutti insieme.
Il nome della tradizione deriva dall’espressione “Pasqua Epifania“, poiché secondo l’usanza, tutte le più importanti festività venivano abitualmente definite “Pasqua” (questo rito in particolare nulla ha a che vedere con la Pasqua di Resurrezione). Da questo uso del termine, allargato ad indicare generalmente la festa, deriva probabilmente il termine Pasquella o Pasquetta come prima e più piccola festa religiosa dell’anno. L’antico rito ha origine pre-cristiana, con tutta probabilità gallica. La tradizione delle Pasquarelle, riguarda Norcia, Cascia e tutta la Valnerina e si rinnova ogni anno con la composizione di nuovi testi legati all’attualità, rimanda alla tradizione religiosa dell’Epifania, ossia allo svelamento di Cristo alle genti, grazie ai Magi d’Oriente che recano doni al Bambino Gesù.
😎 LA RASSEGNA INTERREGIONALE DI CASCIA
Il lento ed inevitabile declino del rito contadino, ha favorito l’interesse verso le Pasquarelle questuanti in forme piuttosto spettacolari apportando, anche involontariamente, elementi estranei alla pratica tradizionale come gli improbabili costumi, strumenti, e prassi esecutive nell’esigenza di “rappresentare” sempre più il testo in questione. Ogni anno a Cascia si tiene una rassegna interregionale che raccoglie gruppi di musica popolare e di folklore del centro Italia organizzati da parrocchie, associazioni e proloco. Lo spirito che anima questi gruppi non segue futili mode di ritorno al passato, ma si basa sul ripristino di pratiche che si sono sempre fatte così secondo la tradizione. È una vera esperienza incontrare e soprattutto ascoltare, nelle piazze e nei vicoli, i cortei degli stornellatori alle prese con le loro litanie. Il carattere profano dei cortei è sottolineato dalla presenza della Vecchia e del Vecchio (impersonati spesso da due uomini truccati) metafora della Befana (madre natura) e del vecchio anno appena terminato: rinseccoliti e imbruttiti dallo scorrere dei giorni, se ne vanno dopo aver elargito gioia e doni, rigenerando la vita.
😎 UN ESEMPIO
Presentiamo, ad exemplum, un estratto del brano “La Pasquella”, che si sviluppa in quartine, da un’edizione passata delle rassegna “Tradizione, che passione” delle Pasquarelle di Cascia:
[..]
Lungo il fiume de lu Giordano
dove l’acqua divenne vino,
e dove Lui se lavò le mano
e dove ha preso una pecorella.
Evviva, evviva la Pasquella
e il Natale di Gesù
Evviva, evviva la Pasquella
e il Natale di Gesù
Se ce dete la farina
ce faremo li maccaroni
e per falli ancor più buoni
de cacio ‘na rotella.
Evviva, evviva la Pasquella
e il Natale di Gesù
Evviva, evviva la Pasquella
e il Natale di Gesù