Ad Assisi e Santa Maria degli Angeli due dipinti che ci restituiscono il vero volto di San Francesco.
San Francesco, oltre ad essere patrono d’Italia è sicuramente il santo più amato dagli italiani. Notevole curiosità ha destato negli anni il tentativo di ricostruire il vero volto del Poverello di Assisi. In Umbria esistono due antichissimi affreschi che ci restituiscono l’immagine del frate di Assisi, anche se le testimonianze più antiche non si trovano in questa regione. La rappresentazione più antica si trova nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia: dovrebbe essere stata realizzata in seguito ad una presunta visita del Santo al Santuario dell’Arcangelo nel 1216 (le fonti sono scarse o inesistenti e si intrecciano con le leggende). In questo caso troviamo il santo senza stimmate, ma con l’aureola (probabilmente aggiunta successivamente).
Segue una rappresentazione molto nota (1220 ca. – 1228 ante) che si trova nel Lazio, nel monastero benedettino di Subiaco (RM): l’affresco, realizzato durante gli ultimi anni di vita di Francesco, ritrae il Santo ancora senza stimmate e senza aureola. Il volto è molto simile a quello di Monte Sant’Angelo, pertanto si potrebbe desumere che sia il vero volto di Francesco. In mano regge un cartiglio con la scritta “PAX HUIC DOMUI” (trad: pace a questa casa), mentre a sinistra e destra del capo compare la scritta “FR(ater) FRA(n)-/CISCV”.
Interessante è anche un dipinto su tavola (1235 ca), attribuito a Bonaventura Berlinghieri e custodito nella chiesa di San Francesco a Pescia, in provincia di Pistoia. La tavola con San Francesco e storie della sua vita è la prima che ci sia pervenuta con l’iconografia delle storie francescane: rappresenta il Santo di Assisi, posto in piedi in posizione centrale e vestito con un saio legato tramite una corda ed è incappucciato; nella mano sinistra regge probabilmente il Vangelo, mentre con la destra benedice e mostra le stimmate. Le sei scene di cui san Francesco è protagonista, rappresentate tre per lato, contano due episodi in vita (Predica agli Uccelli, Stimmate) e miracoli post mortem.
Un quarto ritratto (1245 ca – 1250 ca) è in un’altra tavola, San Francesco e venti storie della sua vita, di Coppo di Marcovaldo (o Maestro del San Francesco Bardi), conservato nella Basilica di Santa Croce a Firenze (c.d. tavola Bardi). San Francesco è raffigurato in piedi, benedicente, con un libro nella mano sinistra. Nella fascia decorativa interna sono presenti piccoli busti di frati francescani, che potrebbero alludere alla comunità di Santa Croce dell’epoca. Le venti storie che circondano Francesco – a comporre la narrazione più completa delle vicende del santo prima del ciclo di Assisi – sono desunte dalla Vita prima di Tommaso da Celano (1228-1229) e devono essere lette in senso antiorario, dall’alto a sinistra. Nel rotulo in alto si legge HV[N]C EXA-/VDITE P(ER) / HIBENT[EM] / DOGMAT-/A VITE ossia “obbedite a costui che porta i dogmi della vita“. Tra le storie dipinte una rarissima raffigurazione di Francesco che cura i lebbrosi (più in basso, il particolare), di cui non si trova traccia nella sovrabbondante iconografia del Poverello d’Assisi, compresi i grandi cicli di affreschi assisani, fiorentini e padovani consacrati da Giotto.
Un quinto ritratto (1250 ca) è un dipinto su tavola, Stimmate di san Francesco, attribuito al Maestro del Crocifisso n. 434 degli Uffizi o ancora al Maestro del San Francesco Bardi, conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Francesco appare inginocchiato in primo piano con le mani e i piedi ben in vista, mentre riceve le stimmate da un crocifisso apparso in cielo, in alto a destra, in cui un Gesù mistico sulla Croce è coperto da ali angeliche. Un’iscrizione rossa sulla destra precisa il nome di san Francesco.
Un sesto ritratto (1255 ca) è conservato nel museo della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli (PG) e raffigura Francesco tra due angeli. Il Poverello regge con la mano destra il Crocefisso e con la sinistra il libro aperto. Il dipinto si trova su un asse di legno, ritenuto dalla tradizione il letto di morte di Francesco, come precisato anche dal messaggio del libro HIC / MICHI VI-/VENTI / LECTVS / FVIT ET / MORIENTI ossia “questo letto fu il mio, mentre vissi e morii”.
Un settimo ritratto (1260 ca – 1275 ca), attribuito a Margarito Di Magnano detto Margaritone D’arezzo, è un dipinto su tavola che si trova nella pinacoteca comunale di Arezzo, in seguito alla soppressione del convento francescano di Sargiano (AR). È la più famosa fra le immagini del Santo dipinte su tavola che recano la firma di Margarito: probabilmente proprio da quest’ultima discendono repliche autografe come le tavole conservate nella Pinacoteca nazionale di Siena, nella Pinacoteca Vaticana, a Castiglion Fiorentino, a Montepulciano, a Zurigo e, infine, nella chiesa romana di S. Francesco a Ripa. In basso, sotto i piedi di Francesco, compare la scritta MARGARIT(VS) DE ARITIO [ME FECIT].
Infine un ottavo ritratto (1290 ca), il più celebre di tutti, è l’affresco presente nel transetto destro della Basilica Inferiore di Assisi, opera del Cimabue; anche se il pittore toscano nato nel 1240 non poté mai conoscere personalmente Francesco d’Assisi (morto nel 1226), questa per tradizione è considerata l’immagine più vicina al reale aspetto di Francesco, così come descritto dalle fonti francescane:
«Statura mediocris parvitati vicinior, caput mediocre ac rotundum, facies utcumque oblonga et protensa, frons plana et parva, mediocres oculi, nigri et simplices, fusci capilli, supercilia recta, nasus aequalis, subtilis et rectus, aures erectae sed parvae, tempora plana, lingua placabilis, ignea et acuta, vox vehemens, dulcis, clara atque sonora, dentes coniuncti, aequales et albi, modica labia atque subtilia, barba nigra, pilis non plene respersa, collum subtile, humeri recti, brevia brachia, tenues manus, digiti longi, ungues producti, crura subtilia, parvuli pedes, tenuis cutis, caro paucissima, aspera vestis, somnus brevissimus, manus largissima» – Tommaso da Celano, Vita Prima, cap. 29.
Traduzione: “Di non grande statura, piuttosto piccolo, testa rotonda e proporzionata, volto un po’ ovale e proteso, fronte piana e piccola, occhi di media grandezza, neri e sereni, capelli scuri, sopracciglia diritte, naso proporzionato, sottile e rettilineo, orecchie dritte ma piccole, tempie piane, parola mite, ardente e penetrante, voce robusta, dolce, chiara e sonora, denti ben allineati, regolari e bianchi, labbra sottili, barba nera e rada, collo sottile, spalle dritte, braccia deboli, mani scarne, dita lunghe, unghie allungate, gambe esili, pelle delicata, magrissimo, veste rozza, sonno brevissimo, mano generosissima”.
Viva San Francesco, il più italiano dei Santi, il più Santo degli italiani.