Grotta di Sant’Agnese del monte Cucco

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Vicino Costacciaro (PG), nel cuore del parco del monte Cucco, c’è una leggendaria e poco conosciuta grotta tutta da scoprire.

Affrontando un tornante per raggiungere Pian delle Macinare, situato a 1200 sul monte Cucco, abbiamo trovato un interessante cartello che indica la Grotta di Sant’Agnese. Parcheggiando la nostra auto sullo spiazzo adiacente, abbiamo deciso di visitare questo luogo poco conosciuto. Il punto di partenza è denominato Pignola e si trova a 1030 metri s.l.m.. mentre il sentiero accuratamente segnalato dal CAI sezione Gubbio, è il n.288 ed ha un grado di difficoltà escursionistico.

 😎 IL TRACCIATO

La facile passeggiata, che dura appena 15 minuti, si compie in un canalone immerso in un bosco. Il sentiero è indicato anche per i bambini nei mesi caldi (mentre è da evitare nel caso di ghiaccio e neve) e ci porta a passare alla base di imponenti pareti a strapiombo con sorgenti attive anche d’estate. Una volta arrivati, si rimane stupiti dalla vastità di questa grotta che è praticamente un grande riparo sotto roccia, formatosi per dissolvimento di strati più facilmente solubili e il progressivo crollo degli strati rimanenti. Ne consegue un suolo pieno di detriti, ma che rende questo antro un perfetto riparo in caso di maltempo.

Dovevano pensarla allo stesso modo anche gli antichi frequentatori di questo luogo, perché in un angolo dello stesso vi è una costruzione in pietra a secco che chiude la parte più riparata, (probabilmente uno stazzo per riparare il bestiame) e delle pietre lunghe e squadrate che si trovano sovrapposte al centro della grotta stessa, quasi sicuramente il supporto per una croce.

😮 LA LEGGENDA DI SANT’AGNESE

La tradizione orale popolare di Costacciaro vuole che l’antro servisse da rifugio per un’adolescente pastorella di nome Agnese, che era solita farvi penitenza, nonostante l’esplicito divieto del padre di non allontanarsi dal paese.

Un pastore del monte Cucco, vedendola spesso transitare, da sola, per il sentiero volle un giorno scoprire cosa spingesse la giovane a muoversi per quei luoghi, tanto aspri e selvaggi. L’uomo la sorprese, inaspettatamente, a pregare in atteggiamento estatico, dinanzi ad un crocifisso di legno, proprio all’interno della grotta. La giovane, accorta della presenza del pastore, che ben conosceva, lo scongiurò di non rivelare a nessuno dell’esistenza del rifugio. Il pastore, tuttavia, non appena ebbe modo di incontrare il padre della ragazza, non esitò un solo istante a raccontargli tutto quanto aveva scoperto.

Il padre allora reagì violentemente alla disubbidienza della figlia, sottoponendola ad un terribile supplizio, legandola con una corda e trascinandola a forza con il suo cavallo fino a Costacciaro. Una volta arrivata in paese, completamente tumefatta e lacerata, la giovane riconobbe subito il pastore traditore  e gli lanciò una terribile maledizione:

Te podesse ammarmì te, pecore e cane, co’ ‘n curtello e ‘n pane su le mane!”
frase che, tradotta, si può intendere così:

“Possa tu restartene pietrificato, insieme alle tue pecore, al tuo cane, al coltello ed al pane che stringi nelle mani!”

A queste parole, il pastore, con l’intero suo gregge ed il cane, rimasero improvvisamente pietrificati e da allora vengono identificati, dai più anziani montanari, con una locale formazione rocciosa: “Le Pecore Tarmìte” (cioè pecore pietrificate).

 🙂 CURIOSITÀ  E RINGRAZIAMENTI

La presenza di rocce e detriti ha consentito di creare delle sedute e la grotta, con la presenza di un grande crocifisso in legno, viene utilizzata qualche volta dalla diocesi eugubina per le celebrazioni liturgiche. Un cartello, posto all’ingresso della grotta, cita questa poesia in due quartine (ABCB):

S.T.D.
“In questa Grotta
viveva Sant’Agnese
che la sua vita
in penitenza  spese.

D’un pecoraio 
che l’avea tradita
fece una statua
tutta irrigidita.”

Si ringrazia il prof. Euro Puletti, per l’approfondimento pubblicato sul Corriere dell’Umbria, cui questo articolo è liberamente ispirato.

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