Inferno o paradiso? La vita nell’oltretomba con la pesatura delle anime negli altorilievi della facciata della basilica di San Pietro.
Siamo all’entrata sud di Spoleto, alle pendici del Monteluco, lungo l’antica variante “nova” della via Flaminia che portava a Roma. Una grandiosa e imponente scalinata seicentesca non può non cogliere la nostra attenzione; sulla sommità emerge come un tempio la meravigliosa basilica di San Pietro detta “extra moenia”, cioè “fuori le mura”. La facciata in stile romanico con il suo marmo bianco è sicuramente una delle più belle dell’Italia Centrale; si potrebbe rimanere incantati a guardarla, anche senza entrare.
Originariamente la chiesa, eretta dal vescovo spoletino Achilleo all’inizio del quinto secolo, fungeva a messe funebri, con annesso cimitero; successivamente, durante il XII secolo si procedette all’opera di ampliamento da cui derivano i meravigliosi altorilievi che adornano la facciata. L’impatto è eccezionale. Vengono narrate le storie della Vita di San Pietro, regole di condotta per i buoni cristiani e altre storie varie in una sorta di Bibbia dei poveri.
Interpretare le storie, scolpite sulle facciate delle chiese o affrescate sulle pareti al loro interno, era il modo più efficace e diretto per educare e fidelizzare al messaggio cristiano la gente comune, incapace sia di leggere che di scrivere. Per noi, semplici visitatori del ventunesimo secolo, è senza pari l’emozione di poter leggere queste favole di pietra ricche di enigmi e contenuti emozionanti.
Cominciamo con i due altorilievi più affascinanti posti in alto a sinistra del portale di ingresso che raffigurano due scene dall’oltretomba. La chiave di lettura è da destra verso sinistra.
🙂 LA MORTE DEL GIUSTO
È il momento cruciale del giudizio divino con la pesatura della anime per poter accedere all’aldilà (l’antico rito della psicostasia della religione egizia). San Pietro, cui la chiesa è dedicata, compare due volte nella rappresentazione: nella prima tenendo in mano la chiave del paradiso, assiste e libera dalle corde il defunto mentre San Michele Arcangelo pesa lo spirito con la bilancia. L’anima del giusto penderebbe dalla parte dell’angelo; nello stesso momento un crudele demonio, che mostra un cartiglio su cui è scritto “DOLEO Q(UIA) AN(TE) E(RAT) MEUS” (trad: mi affliggo perché prima era mio), tenta di abbassare il piatto della bilancia dalla sua parte, ma è severamente punito da San Pietro che lo colpisce in testa con la chiave; la morale è che il pentimento, anche in punto di morte, salva l’anima dell’uomo.
🙂 LA MORTE DEL PECCATORE
Subito più in basso ecco un’altra bellissima raffigurazione che vede questa volta il giudizio di un empio. Due demoni torturano il corpo del peccatore legato, che in un secondo momento viene gettato dentro un grande pentolone mentre l’Arcangelo Michele si allontana. Si noti la bilancia, che questa volta pende nettamente a sinistra dalla parte dei diavoli e il particolare delle gambe all’insù. Si pensi al grande effetto che queste rappresentazioni potevano avere sui visitatori o sui pellegrini in epoca medievale.
Nel lato opposto a destra, si abbandona il tema del giudizio universale per affrontare due momenti del nuovo testamento che coinvolgono l’apostolo Pietro.
🙂 CRISTO LAVA I PIEDI A PIETRO (Giovanni 13, 1-15)
Nella prima scena, a sinistra, Pietro sembra rifiutare l’offerta della lavanda dei piedi, ritrae indietro le gambe e scosta con la mano il panno tenuto in mano del Cristo, nella seconda il Cristo sta lavando i piedi all’apostolo che si tocca il capo. Rileggendo il passo dal Vangelo di Giovanni:
Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti»
🙂 VOCAZIONE DEI SANTI PIETRO E ANDREA (Giovanni 1, 35-42)
I due pescatori, Simone e Andrea, sono a bordo di un’imbarcazione tondeggiante (sul lago di Tiberiade), il Cristo con una mano li chiama e con l’altra sorregge una pergamena. Si legga ancora il Vangelo di Giovanni:
«Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa (che significa Pietro)”.
Le scene seguenti fanno invece riferimento alla FABULISTICA MEDIEVALE.
A sinistra del portale di ingresso:
Scene del LEONE: nel Medioevo questo animale è simbolo positivo, che mette il suo coraggio a disposizione del bene degli uomini e lo stesso suo ruggito è emblema della Parola di Dio.
IL LEONE E IL TAGLIALEGNA: Il leone ha una zampa incastrata in un tronco d’albero e appare sofferente e minaccioso; la coda alzata verso l’alto indica chiaramente l’atteggiamento aggressivo e spaventato dell’animale, ma il coraggioso boscaiolo, invece di uccidere l’animale (la tentazione), imbraccia la scure per spaccare in due il tronco e liberarlo. Nella scena sottostante, il leone, con la coda tra le gambe, simbolo di atteggiamento amichevole e di sottomissione, riconosce il taglialegna che lo ha liberato dalla trappola. Con lungimiranza e benevolenza l’uomo può sottrarsi al peccato e alla tentazione.
IL LEONE E IL SOLDATO: qui invece la punizione divina si abbatte sull’uomo peccatore, attaccato ai beni mondani, simboleggiato dal soldato che orgogliosamente sfida il leone, ma ne rimane sbranato. Qui il leone mostra tutta la sua aggressività, la coda è rivolta verso l’alto e con gli artigli tiene ferma la testa dell’uomo che ha aggredito, nell’atto di divorarla; il soldato ancora impugna la spada nella mano destra, segno dell’ultima lotta prima di essere sopraffatto.
A destra del portale di ingresso:
LA VOLPE FINTA MORTA E I CORVI: concisa illustrazione di una favola in cui la volpe è simbolo demoniaco e i corvi rappresentano le anime attratte dai beni materiali. La volpe, a differenza del leone, fu considerata, per tutto il medioevo, un animale dalla forte connotazione negativa, soprattutto per il colore rossiccio del suo mantello, considerato colore demoniaco, simbolo d’ipocrisia e di tradimento.
IL LUPO CHE STUDIA E L’ARIETE: illustrazione di una favola satirica in cui il lupo, indossato il saio monacale, si fa studente e vuole imparare a leggere ma i suoi occhi, anziché dal libro, sono attratti dall’ariete che fugge.
IL LEONE E IL DRAGO: il leone, o secondo altra interpretazione la pantera, che mette in fuga il dragone simboleggia Cristo che sconfigge il male (Lucifero).
😎 INFORMAZIONI
Orari di apertura della basilica: durante le messe della domenica alle 9.30 e alle 11.30.
Per info aggiuntive sulla chiesa (storia e arte) si consiglia la lettura dell’articolo del sito I luoghi del silenzio.
La basilica di San Pietro è inserita nella lista delle 10 cose da non perdere a Spoleto. Sei vuoi conoscere le altre CLICCA QUI!